Per un atlante dei paesaggi astigiani

Marco Devecchi

Paesaggio viticolo astigiano

E’ interessante notare come la capacità di percepire e di costruire il paesaggio, coniugando la coscienza ecologica con la propensione a difendere le identità e la memoria dei luoghi, sia divenuto un obiettivo ormai imprescindibile per la società contemporanea. Tuttavia, a fronte di comportamenti coerenti riservati alle cosiddette "isole" privilegiate dell’arte e della natura, oggetto di cure ed attenzioni da parte di un vigile protezionismo ambientalista e storico-culturale,  i territori della vita quotidiana, del lavoro e delle attività economiche  sono spesso oggetto di trasformazioni secondo modalità per lo più indifferenti ai valori della storia, della qualità e delle specificità e differenze locali. Una attenta lettura del paesaggio, anche nella realtà astigiana, offre non infrequentemente questa evidente discrasia.  Si avverte, pertanto, la necessità di studi e di ricerche che affrontino il tema dell’analisi e della valutazione delle risorse paesistiche, come elemento orientativo nelle scelte progettuali e pianificatorie. Questo obiettivo può essere conseguito, qualora le informazioni riguardanti il paesaggio siano correntemente organizzate in banche dati, rese permanentemente accessibili e disponibili, anche su internet, a operatori, professionisti, funzionari e studiosi, nonché persone semplicemente interessate a queste tematiche.

La Convenzione Europea del Paesaggio, sottoscritta dal Governo italiano, impegna all'art. 6 le singole realtà nazionali a procedere ad una ricognizione, identificazione e localizzazione dei paesaggi esistenti. In quest’ottica, tra i diversi strumenti disponibili, particolare interesse rivestono gli “Atlanti dei paesaggi” che nella loro stesura completa non si limitano al solo studio del paesaggio, come oggetto della percezione, avendo infatti come finalità la comprensione di tutti i diversi significati e aspetti relazionali ed evolutivi dei singoli  paesaggi.

       Una estesa e capillare indagine della realtà astigiana potrebbe mettere in luce lo straordinario patrimonio paesaggistico esistente, nell’ottica di una fruttuosa e lungimirante valorizzazione, anche turistica, del territorio. Pare opportuno citare tra i contributi offerti in tal senso da parte studiosi ed artisti del paesaggio, l’opera del fotografo inglese Mark Cooper, che ha individuato nel territorio astigiano un soggetto di studio di estremo interesse. Partendo dall’intuizione artistica delle foto aeree di Cooper potrebbe essere avviato un completo lavoro di schedatura e catalogazione dei paesaggi astigiani, con i necessari approfondimenti e contributi interdisciplinari. Tale materiale potrebbe rappresentare un utilissimo strumento di analisi e di documentazione, oltre che un potente strumento di valorizzazione turistico-economica del nostro territorio.

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