Assegnazione Premio

Gli Alfieri del paesaggio astigiano

 

Sabato 4 giugno 2005 alle ore 15.00 presso la Cantina sociale del Freisa a Castelnuovo Don Bosco.

 

Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l’idea che la dirige è di una generosità senza pari, se con assoluta certezza non ha mai ricercato alcuna ricompensa e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, ci troviamo allora, senza rischio di errore, di fronte a una personalità indimenticabile

[Jean Giono – L’uomo che piantava gli alberi]

 

Il paesaggio è un bene culturale, ma anche un bisogno sociale, costituendo un preciso elemento identificativo per chi vi abita. Il territorio astigiano e monferrino costituisce, in riferimento al tema del paesaggio, sicuramente una realtà di eccellenza per una straordinaria organizzazione dei coltivi, secondo particolarissimi moduli geometrici connessi in gran parte alla coltivazione della vite e per la presenza diffusa di testimonianze storiche di pregio, rappresentate da innumerevoli residenze nobiliari, castellane ed edifici di culto. Lo straordinario patrimonio paesaggistico rappresenta un fattore potenziale di eccezionale sviluppo economico del territorio, se adeguatamente compreso, salvaguardato e valorizzato. Purtroppo a fronte di una riconosciuta importanza e valore, il paesaggio in molte realtà dell’Astigiano è oggetto di cambiamenti repentini e privi di coerenza con il contesto storico e culturale locale. Tali preoccupazioni sono vissute con allarme soprattutto nelle realtà ove il paesaggio è frutto di lunghe e complesse stratificazioni storico-culturali.

Il premio

In quest’ottica, l’Osservatorio del paesaggio per il Monferrato e l’Astigiano ha ritenuto utile assegnare un riconoscimento a coloro che con la loro attività nei campi più diversi delle scienze, della storia e della letteratura, ma anche del mondo del lavoro, abbiano portato un contributo concreto ed originale alla conoscenza, gestione e salvaguardia dello straordinario patrimonio paesaggistico astigiano e monferrino. I premiati verranno designati come “alfieri”, nel senso di valorosi difensori e profondi conoscitori del paesaggio astigiano. La premiazione troverà collocazione periodica nell’ambito della presentazione dei “Quaderni di Muscandia”, editi a cura dell’Associazione “Terra, Boschi, Gente e Memorie” che con passione ed impegno da molti anni attivamente opera per una effettiva salvaguardia del territorio e della cultura astigiana. La prima assegnazione del premio “Gli Alfieri del paesaggio astigiano”, costituito da un‘opera dell’artista astigiana Paola Grassi, avrà luogo in occasione della presentazione del IV numero dei Quaderni di Muscandia sabato 4 giugno 2005 alle ore 15.00 presso la Cantina sociale del Freisa a Castelnuovo Don Bosco.

 

L’Osservatorio del paesaggio per il Monferrato e l’Astigiano ha ritenuto meritevole di ricevere il primo riconoscimento, come “Alfiere del paesaggio astigiano”, il coltivatore Giovanni Giolito per la Sua generosa, appassionata ed originale opera di salvaguardia e miglioramento del paesaggio, attraverso un’incessante e disinteressata messa a dimora di alberi nelle campagne astigiane. L’idea elaborata da Giovanni Giolito appare di notevole interesse e sorprendente attualità, tanto da rendere opportuna una sua più ampia divulgazione, affinché possa essere raccolta e portata avanti da altre persone, anche giovani, amanti delle piante e del territorio astigiano.

 

Sig. Giovanni Giolito (Foto Giulio Morra)

Sig. Giovanni Giolito (Foto Giulio Morra)

 

Si offre una breve biografia del premiato e dell’attività svolta a favore del paesaggio astigiano prendendo a prestito alcuni brani tratti dal libro di Laura Nosenzo “La casa sull’albero[1]


Da La casa sull’albero. Microstorie tra uomini e piante

Laura Nosenzo

 

Giovanni Giolito, detto Gym, è nato a Nizza e mantiene rigorosamente segreta l'età. Il suo spirito avventuroso l'ha portato in giro per il mondo: cercatore d'oro in Canada, operaio nella costruzione di dighe alle cascate del Niagara (dove ha fatto anche il finto indiano e si è esibito, per i turisti, nelle danze tradizionali dei pellerossa), frequentatore dei casinò di tutt'Europa, gigolò. Tornato nell'Astigiano, ormai da decenni si dedica alla sua grande passione: piantare gli alberi e raccogliere le erbe medicinali, di cui è esperto conoscitore.

La sua storia ricorda quella di Elzéard Bouffier raccontata da Jean Giono nel libro L’uomo che piantava gli alberi e ambientata in Provenza.

 

La casa sull’albero. Microstorie tra uomini e piante" di Laura Nosenzo

I1 bosco cresce in silenzio senza far rumore. Bisogna saper aspettare, avere pazienza. Usare rispetto alla natura, perché la terra non si fabbrica. Poi succede ciò che è naturale: da un piccolo seme viene un grande albero. Quest'ultimo, per ironia della sorte, fornisce il manico della scure che, un giorno, lo abbatterà.

Io, invece, gli alberi li pianto: lo faccio per gli uomini che verranno, non certo per i contadini di queste parti che, se possono, i germogli li strappano via. Non sopportano che possa usare la loro terra senza chiedere permesso. Non sanno una cosa: che queste zone, bosco erano e bosco ritorneranno. Un giorno uno di loro mi ha affrontato: "Tu non puoi mettere queste cose nella mia proprietà". Io avevo sistemato un po' di piantine lungo una riva, mica in una vigna o un campo: "Dove vuoi che le metta, loro non crescono mica sotto il letto. E lì, per giunta, darebbero molto più fastidio a te e a tua moglie". Ma intanto lui aveva sradicato tutto.

In 45 anni ho messo nella terra circa 20 mila germogli, soprattutto di farnia, l'albero più bello della famiglia delle querce. Li ho piantati un po' dappertutto, nella Val Sarmassa, che conosco come fosse casa mia, nella Langa e al Sassello, sull'Appennino ligure. Insomma, ovunque ho potuto. L'ho fatto per passione, in modo naturale: come gli animali del bosco - lo scoiattolo, la gazza - che trasportano i semi e consentono la nascita di nuovi alberi. Non ho mai chiesto nulla in cambio: il denaro non mi ha mai importato granché, muovermi nei boschi significa sentirmi libero. Ho sempre amato i cicli profondi e gli ampi orizzonti, in Canada come nella Val Sarmassa. Questo è importante per me.

Delle 20 mila piantine che ho fatto nascere, soltanto una piccola parte è cresciuta: quella che è riuscita a superare le insidie del bosco e le cattiverie dell'uomo. I germogli sono come i bambini indifesi: hanno bisogno di protezione. Può sempre arrivare una lepre che se ne ciba, oppure la piantina secca o la estirpa il contadino. In genere, su un centinaio di germogli, dopo una quindicina d'anni quelli diventati "giovanotti" non superano la dozzina.

Le piantine le ottengo da ghiande di farnie selezionate. Le raccolgo un po' ovunque, scegliendole con cura, poi le metto nell'acqua: quelle cattive vengono a galla, mentre le buone restano sul fondo. Prendo queste ultime e le sistemo in una stanza con il giusto grado di umidità e calore. Aspetto. I giorni passano e io continuo ad andare nei boschi. Come se niente fosse. Ad un certo punto, eccoli lì che spuntano: i germogli! In genere appaiono tra i 15 giorni e i due mesi.

In primavera li porto nei boschi: è la stagione più favorevole, quella che li aiuta maggiormente a crescere, perché hanno dinanzi un lungo periodo di caldo. Torno sempre a controllare come vanno le cose nel bosco, anche dopo qualche anno. Questi gesti assomigliano all'amore per un figlio, a un sentimento cresciuto spontaneo, profondo: se dovessi descriverlo non saprei, è una sensazione molto intima.

Io non ho piantato solo farnie: anche aceri, tigli, noci, l'acacia con le spine del Signore, oggi ormai quasi scomparsa, e, tra gli arbusti, il biancospino, che oltre ad essere longevo possiede fiori con proprietà cardiotoniche.

 

Tutto ciò che so l'ho appreso sul campo e sui libri. Le università le ho frequentate passandoci vicino: la Sorbona a Parigi, quella di Oxford e Cambridge. La vera scuola, per me, è stata la strada: o impari a cavartela o sei sconfitto. Io, che mi sono scelto una vita brillante e avventurosa, non ho mai avuto paura a misurarmi. Già da piccolo andavo a curiosare nei boschi, da solo. Ho continuato a farlo anche dopo.

In tutte le circostanze della mia vita ho sempre imparato qualcosa dalla natura. Sono stato a New York, a Toronto, a Panama, ma dove ho sentito la felicità è stato nelle immense foreste del Canada. Non mi sono mai perduto, non ho mai avuto paura. Gli alberi hanno un loro linguaggio e avvertono se li tratti male. Per me la vita che vale è quella segnata dal raggiungimento di tre obiettivi: piantare un albero, fare un figlio, amare una donna.

 

La Sarmassa è il mio regno. Arrivato a questo punto della vita, mi piacerebbe avere un pezzo di terra, nella riserva, in cui far nascere un piccolo orto botanico con le erbe medicinali e le piante ad alto fusto tipiche del territorio: così i giovani potrebbero imparare la flora dei nostri posti. La Sarmassa ha questo potere: che le piante vengono su facilmente.

 

Finora nessuno mi ha mai detto grazie per gli alberi che pianto. Anzi, più di una volta ho rischiato di essere multato dai carabinieri o dalle guardie forestali. Io, che metto i germogli, mentre gli altri vanno a distruggere i boschi! Se ami la natura, è una cosa innata prendersene cura, studiarla da vicino”.

Invito

            Con spirito di sincera riconoscenza per la paziente e generosa attività dimostrata in una ammirevole e generosa semina, già ora ricca di frutti preziosi in termini di salvaguardia delle peculiarità botaniche fortemente caratterizzanti il paesaggio astigiano, si procederà alla consegna a Giovanni Giolito del premio opera dell’artista astigiana Paola Grassi, in quanto “Alfiere del paesaggio astigiano” sabato 4 giugno 2005 alle ore 15.00 presso la Cantina sociale del Freisa a Castelnuovo Don Bosco in occasione della presentazione del IV numero dei Quaderni di Muscandia. Tutte le persone interessate ai temi della natura, della bellezza e del paesaggio sono invitate a partecipare.



[1]     Si ringrazia di cuore Laura Nosenzo, - Autrice del libro “La casa sull’albero. Microstorie tra uomini e piante”, Ente parchi Astigiani, Ed. Impressioni grafiche, Acqui Terme, 2003, 175 pagg. – per la gentile concessione dei testi e per aver evidenziato con il proprio lavoro editoriale la singolare ed importante figura del Sig. Giovanni Giolito.